giovedì 24 gennaio 2013


A MIO FRATELLO PEPPINO
         Poichè Meucci ci fé questo dono
che rese nulle tutte le distanze
ieri il sentire della tua voce il tono
fu risveglio di tante ricordanze.

Riandai alla nostra fanciullezza
quando la vita era tutta rose,
episodi fatti di spensieratezza
puerili avventure ed altre cose.

Il santo giorno dell’ascensione
quando ti cullavi all’altalena,
il malinteso di quel morsicone
del figlio di zia Maddalena.

Il caso strano di quell’aquilone 
le indomite ciucherelle, il muggito
delle belle mucche, allo stallone,
era il nostro mondo preferito.

Trascorse il tempo si passò alla scuola
il primo approccio con le donzellette,
non ci si accorge come il tempo vola
e immantinenti ci porta alle strette.

Quella era vita fatta di speranze
quand’erano gioie tutt’attorno,
che vale enumerare ricordanze
se sol ci resta di rubare un giorno.

Ormai di pene il cesto è carco 
chi mai disertò s’appresta il dardo,
vigile attende al sinistro varco,
Dio ci assista all’ultimo traguardo.

Febbraio 1979
                                                                                     PAOLO BUSCEMI

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